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Microsoft porta i suoi server sul fondo dell'oceano

03.02.2016 08:00
Minori consumi, surriscaldamento sotto controllo, maggiore efficienza.

Uno dei problemi maggiori per quel che concerne la gestione dei Data-center, indispensabili ad esempio per gestire i dati via cloud, è legato da sempre al fenomeno del surriscaldamento. Gli enormi server consumano infatti grandi quantità di energia, che porta inevitabilmente ad un poderoso innalzamento della temperatura. Molte società portano i loro Data-center nelle zone più fredde del pianeta, ma Microsoft ha pensato ad una soluzione alternativa.
Project Natick, questo il nome scelto per il progetto, prevede una serie di server incapsulati in robuste strutture di metallo poste sul fondo dell'oceano.
Il primo prototipo, immerso nell'agosto del 2014 nelle acque californiane, è rimasto in funzione per ben 105 giorni.
Secondo Microsoft tale procedura porterebbe vantaggi concreti, come una semplificazione dei processi di raffreddamento e un minor dispendio economico. Un data-center di questa tipologia può richiedere infatti solo 90 giorni per esser assemblato, contro i due anni mediamente necessari per crearne uno sulla terraferma. 
Ovviamente le sfide da superare sono ancora molte, una su tutte le necessità di limitare al minimo i successivi e “complicati” interventi di manutenzione ordinaria, ma il colosso statunitense resta enormemente ottimista.

TAG: microsoftserver